Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la Cookie Policy.

Facebookyoutube 2

antonina

COMUNE DI BOVA

Capitale della Calabria Greca e uno dei borghi più belli d’Italia, Bova conserva una storia antichissima. Le origini di Bova sono legate ad una leggendaria regina greca, Oichista, che impresse l’impronta del suo piede sul punto più alto della rocca sovrastante il borgo.
Le antiche origini della città di Bova (Vua) sono testimoniate dai numerosi ritrovamenti archeologici rinvenuti in prossimità del Castello Normanno risalenti al periodo Neolitico, anche se le prime testimonianze storicamente documentate sull’esistenza di Bova risalgono ai primi anni del secondo millennio, quando tra il 1040 ed il 1064 i Normanni si imposero su Arabi e Bizantini nella dominazione della Sicilia e della Calabria.
 
IL NOME
In greco è chiamato Boos ed in dialetto Vua. Potrebbe essere una forma latinizzata del termine greco boua (gregge) da bous (bue). Secondo alcuni il nome deriva dal greco medievale boua, fossa da grano.
 
FRAZIONI E LOCALITÀ
Brigha, Polemo, Caloghiero, Cavalli, Vunemo.
 
LA STORIA
Bova è il centro dell’ellenofonia, non a caso si parla di Bovesìa per indicare l’Area Grecanica.
Abitata ininterrottamente dal Neolitico, la rocca di Bova fu probabilmente una fortezza magno greca posta sul confine delle poleis di Reggio e Locri. Grazie alla sua posizione strategica, il sito fu molto verosimilmente scelto come rifugio dagli abitanti della costa, dopo che alla fine del VI sec. d.C. orde barbariche, probabilmente longobarde, incendiarono la statio romana di Scyle, identificata in contrada San Pasquale nel comune di Bova Marina. Come gran parte dei centri storici della Calabria Meridionale la rocca di Bova fu fortificata durante le incursioni saracene per diventare sede diocesana, forse, già intorno al X secolo. Conquistata dai Normanni, fu infeudata a Guglielmo al tempo in cui la sede vescovile era retta da Luca (1095 -1140), divenuto santo dopo essere stato il mediatore tra la chiesa latina e i fedeli greci di tutto il reggino meridionale. Nel 1162 la diocesi fu data in feudo all’arcivescovo di Reggio per rimanervi fino al 1806. Fino al 1572, la sede diocesana di Bova mantenne vivo il rito liturgico greco-bizantino, abolito a seguito delle norme Tridentine, dal vescovo armeno Giulio Stavriano. Bova fu quindi una delle ultime diocesi italiane ad essere latinizzate dalla chiesa cattolica, il cui potere si consolidò solo nel corso del XVII secolo, periodo a cui risale la grande maggioranza del patrimonio architettonico conservatosi nella cittadina grecanica. Bova, infatti, mantiene intatto il suo assetto urbano medievale ingentilito da edifici tardo barocchi e monumentali palazzi Settecenteschi. Di particolare rilievo sono infatti le facciate della chiesa di San Leo, del 1606, quella di San Rocco e dello Spirito Santo, rispettivamente del 1622 e del 1631. Degne di nota sono ancora il portale della navata laterale della concattedrale dell’Isodia, della fine del Seicento nonché le delicate facciate della chiesa del Carmine e dell’Immacolata, databili al secolo successivo. Nella gran parte degli edifici di culto è possibile ammirare pregevoli sculture tardo cinquecentesche, quali ad esempio la Madonna dell’Isodia, autografa di Rinaldo Bonanno (1584), la Madonna con Bambino (1590), oggi nella chiesa di San Caterina, attribuita alla scuola del Bonanno, e della scultura di San Leo (1582), nel santuario omonimo, la cui paternità è ancora incerta.
 
PERSONAGGI ILLUSTRI
In età moderna Bova ha dato i natali a Bruno Casile, battezzato da Pier Paolo Pasolini “il poeta contadino” e ad Agostino Siviglia, altro grande poeta grecanico.
 
SCOPRIRE IL CENTRO STORICO
La Chòra è posta a 820 metri s.l.m.
L’arrivo a Bova lascia tutti di stucco. Nello slargo antistante la piazza principale, si eleva a simbolo dell’emigrazione, una locomotiva 740 Ansaldo Breda, del 1911, la vaporiera più rappresentativa delle Ferrovie dello Stato. Poco distante, lo sguardo cade sull’imponente Palazzo dei Nesci Sant’Agata, con il suo arco merlato, costruito nel 1822. Sulla piazza principale si staglia il Municipio, costruito nei primi del Novecento sulle fondamenta di Palazzo Marzano, del quale rimane solo l’adiacente cappella di famiglia, dedicata all’Immacolata, attualmente adibita ad ufficio turistico. Alle spalle si erge il santuario di San Leo, patrono del borgo: San Leo, monaco italo greco, vissuto nel XII secolo nei pressi di Africo Vecchio. Le sue reliquie sono custodite in urna in argento, commissionata a Napoli nel 1855, da Antonino Marzano. La cassa in argento è sovrastata da un bellissimo busto in argento raffigurante il santo, realizzato da un argentiere messinese nel 1635. Sull’Altare, consacrato nel 1755, si colloca la statua in marmo di San Leo, reggente in mano una scure e una palla di pece, attributi iconografici che ricordano il suo lavoro di picaro svolto a scopi caritatevoli. Realizzata nel 1582, è considerata il capolavoro di Rinaldo Bonanno anche se alcuni non escludono una partecipazione del padre di Gian Lorenzo Bernini: Pietro. Secondo altre ipotesi la scultura si deve invece a Michelangelo Naccherino, artista fiorentino, attivo nel Regno di Napoli nella seconda metà del Cinquecento. Alle spalle della chiesa si trova una delle Porte del Parco Nazionale dell’Aspromonte, all’interno del quale un originale allestimento regala una suggestiva sintesi della cultura tradizionale grecanica. Proseguendo lungo mille gradinate si giunge alla rocca che domina il paese, a 950 metri d’altitudine. Antico forte d’età bizantina, fu ristrutturato in età Normanna e Angioina, periodo a cui si possono oggi attribuire i pochi resti superstiti delle murature perimetrali. Ai piedi della fortezza s’innalza la Cattedrale dell’Isodia, titolo bizantino della Madonna presentata da Sant’Anna al Tempio. Nel 1572, in questa chiesa il vescovo cipriota, Giulio Stavriano, abolì il rito bizantino, decretando la compiuta latinizzazione dell’estremo Sud della Penisola. Seguendo il profilo delle rupi che abbracciano Bova si scorge l’ultima delle torri che dal tempo degli Angiò (XIII-XIV sec.) cingono la città. Il quartiere denominato Pirgoli, (in greco torri) era un tempo la giudecca di Bova. La sua porta meridionale venne inclusa nell’arco che unì le due ali del Palazzo dei Mesiano Mazzacuva, ricostruito dopo il terremoto del 1783. Interessante è anche la chiesa di San Rocco, edificata, all’ingresso antico del paese, dopo la peste che colpì il borgo nel 1577. L’edificio terminato probabilmente nel 1622, anno in cui un’iscrizione ricorda realizzato il portale principale, conserva al suo interno la statua lignea ottocentesca di San Rocco.
Il borgo ospita inoltre due importanti musei: il Museo della Lingua Grecanica dedicato a Gerhard Rohlfs, noto linguista tedesco che rese nota al mondo intero le antiche origini di questo idioma, e il Museo Civico di Paleontologia e Scienze Naturali dell’Aspromonte, entrambi siti all’ingresso della cittadina. Nell’antico quartiere Rao, nelle vicinanze della Piazza comunale si trova invece il Museo all’aperto della Civiltà Contadina, inaugurato solo di recente grazie al contributo di Saverio Micheletta, emigrato bovese che ha voluto immortalare i ricordi della sua infanzia attraverso cimeli della vita agropastorale della sua terra.
 
TRADIZIONI E ARTIGIANATO
Bova è uno dei pochi paesi nel quale ancora permangono antichissimi usi e costumi.
L’artigianato ha radici davvero lontane e qui una delle sue massime espressioni è la tessitura popolare. Lana, lino, cotone e ginestra fornivano alle tessitrici gli elementi ricavati in maniera naturale, che poi venivano lavorati con il telaio a mano per produrre tessuti che, cuciti a gruppi di tre, formavano le coperte vutane. I disegni più comuni risalgono proprio all’epoca bizantina: il “mattunarico”, il “telizio”, la “greca”, il “greco”, le “muddare”.
L’altro versante artigianale storico del luogo è quello della lavorazione del legno. Originariamente gli oggetti in legno finemente intarsiati erano frutto del lavoro dei pastori: telai, stampi per dolci (plumia), cucchiai (mistre) e soprattutto le musulupare, stampi per l’antico formaggio aspromontano “musulupu”.
 
GASTRONOMIA
La cucina locale richiama i sapori e i colori di quella squisitamente mediterranea, ma la sua origine è decisamente grecanica. Caratterizzata dagli elementi della tradizione agro-pastorale, la cucina ha alla sua base latte di capra, pomodoro, olio di oliva, che costituiscono gli ingredienti di prelibatezze come i maccarruni cu sucu da crapa, i cordeddi al sugo, i tagghiarini con i ceci, i ricchi di previti con il pomodoro, la carne di capra alla vutana. Molto ricercati da queste parti i salumi (salsiccia, capocollo, soppressata), i formaggi, tra cui le ricotte e i musulupi (un formaggio fresco che si consuma nel periodo pasquale) e i dolci della festività, come i pretali della tradizione natalizia, le ‘nghute della tradizione pasquale, le scaddateddi, ciambelle con il buco e semi di cumino. Da gustare anche la lestopitta, una frittella di farina e acqua, fritta nell’olio da mangiare calda.

INFORMAZIONI
COMUNE: Comune di Bova
INDIRIZZO: Piazza Roma, 1
CAP: 89033
TEL: 0965.762013
FAX: 0965.762010
PEC: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
EMAIL: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
SITO WEB: www.comune.bova.rc.it

BOVA. SABATO 20 AGOSTO L’INAUGURAZIONE DELLO SPAZIO CULTURA

Nell’ambito del Parco Culturale della Calabria Greca e del PSL Neo Avlaci con cui è stato finanziato parte dell’allestimento, nasce a Bova lo Spazio Cultura del Centro Storico di Bova. Uno spazio, un tempo palestra della scuola media statale della Chora, da anni non utilizzato e che ha visto nuova vita grazie al Comune di Bova che ha ristrutturato l’immobile e al GAL Area Grecanica che in collaborazione con il Comune ha provveduto a ripristinare il vecchio teatro comunale.

Sabato 20 agosto 2016 alle ore 18.00 in Via Rimembranze, a quattro passi dalla Piazza che ospiterà la serata conclusiva della XIX edizione del Festival Paleariza 2016, si terrà l’inaugurazione dello Spazio Cultura del Centro Storico di Bova.

Un ricco programma accompagnerà l’inaugurazione:
ORE 18.00 - Inaugurazione dello Spazio Cultura del Centro Storico Di Bova con i saluti istituzionali di Santo Casile, Sindaco di Bova e la benedizione dello Spazio Cultura a cura di Don Leone Stelitano, Parroco di Bova.
ORE 18.30 - Uno Spazio Culturale per la Comunità della Calabria Greca. Moderatore: Filippo Paino, Presidente del GAL Area Grecanica. A seguire Proiezione del DocuFilm “In memoria di Agostino Siviglia” realizzato da Med Media – Cooperativa Raffaele Lombardi Satriani.
Sarà a cura di Antonina Spanò, Ricercatrice del GAL Area Grecanica, evidenziare l’utilità di “Uno spazio per la promozione della cultura dei Greci di Calabria”. Il Palco, poi, ai Bambini di Bova con “Le piccole idee e i grandi sogni per la cultura”.
E infine “Uno spazio di lavoro, di contaminazione e di sperimentazione per le produzioni culturali della Calabria Greca” a cura delle Associazioni Culturali dell’Area Grecanica.
ORE 19.30 - Racconti e Storie della Calabria Greca.
Presentazione del Volume della Collana Editoriale del Parco Culturale della Calabria Greca Filoxenìa - L'accoglienza tra i Greci di Calabria / Racconti fotografici di Patrizia Giancotti.
ORE 21.00 - Suoni, Voci e Immagini della Calabria Greca.
Proiezione dei DocuFilm:
Tra ricami di fiumare \ La preghiera e la festa \ L’ulivo e la ginestra \ La musica e il fuoco \ Grecanica, l’essenza, a cura di Med Media – Cooperativa Raffaele Lombardi Satriani.

Nello spazio cultura sarà esposta anche l’installazione artistica “Il Matrimonio Bizantino di Bova” prodotta da Paola e Stefania Gareri per il progetto di Arte Pubblica I Majìa.
A conclusione dei lavori, ore 22.15 circa, tutti in Piazza Roma per assistere all’ultimo concerto della stagione 2016 del Festival Paleariza. Sul palco i macedoni Kocani Orkestar e Naat Veliov.
 
  • Published in News
  • 0

CARETTA CARETTA. LA PRIMA SCHIUSA RACCONTATA SU REPUBBLICA.IT

Repubblica.it ha raccontato la prima schiusa della stagione di uova della specie marina di tartarughe Caretta Caretta che ogni anno sceglie le coste ioniche e grecaniche calabresi per la nidificazione.

"Dopo giorni di sopralluoghi, in una spiaggia della costa dei Gelsomini, in provincia di Reggio Calabria, sono nate 58 tartarughe Caretta Caretta. Si tratta della prima nascita della stagione. A darne l'annuncio, la Caretta Calabria Conservation che quotidianamente monitora chilometri di lungomare in cerca di orme e nidi. ''La prossima schiusa sarà aperta a tutti'', dice Salvatore Urso, fondatore dell'associazione. ''Vi aspettiamo a Ferruzzano, dove abbiamo già allestito la recinzione ombreggiante per consentire al pubblico di assistere all'evento, senza disturbare il 'lungo' viaggio verso il mare delle piccole che nasceranno''.

Anche l'Espresso, in uscita oggi 14 agosto 2016 con Repubblica, ha inserito un articolo molto interessante dal titolo "In spiaggia con la tartaruga".

Caretta Caretta è una delle venti specie di vertebrati più rare e minacciate a livello nazionale, pur essendo, tra i Cheloni marini presenti nelle acque italiane (oltre ad essa, anche la tartaruga verde e la tartaruga liuto), ancora la più frequente e anche l’unica nidificante nel nostro paese. Si tratta, in ogni caso, di un animale a rischio di scomparsa in tutto il Mediterraneo e perciò protetto da normative internazionali e comunitarie. I principali siti riproduttivi si rinvengono in Grecia, Turchia, Cipro e Libia, paesi che concentrano da soli oltre il 97% dei circa 7.200 nidi annualmente deposti in Mediterraneo. La Calabria ionica e, in particolare, la parte costiera reggina coincidente con l’area grecanica, è oggi riconosciuta come la principale area di nidificazione della tartaruga marina in Italia. Può a ragione definirsi l’unica “costa delle tartarughe” esistente nel nostro paese.

Leggi l'articolo di Repubblica.it.

Scarica gli allegati e leggi l'articolo del settimanale L'Espresso
In Spiaggia con la Tartaruga (1)
In Spiaggia con la Tartaruga (2)

 

 

 

 

 

  • Published in Blog
  • 0

A STAITI IL LABORATORIO DEL GUSTO "I JIALUNI"

A Staiti, piccolo borgo incastonato tra le rocche aspromontane Giambatore, la Condotta Slow Food Reggio Calabria Area Grecanica e l’Associazione Fenice, nell'ambito di Paleariza 2016, hanno dato vita a un vivace Laboratorio del Gusto dal titolo “I jialùni: il racconto, la preparazione, l’assaggio”.
Pretesto della narrazione curata dalla Comunità dei cibi della memoria storica dell’Area Grecanica, la parola jialuni (tartaruga marina) dalla pronuncia difficile se non si conosce il grecanico o il greco.
In molte culture del mondo, la tartaruga rappresenta longevità, fortuna, saggezza; ma anche fertilità e attaccamento alla terra. Omero attribuisce l’invenzione della lira a Hermes proprio con l’uso del guscio come cassa di risonanza. Sarà anche una coincidenza il fatto che proprio sulla costa dove si affaccia Staiti, ogni anno le tartarughe nidificano, ma questo dolce dalla forma proprio di testuggine si è sempre preparato in tutte le famiglie.
Venerdì 12 agosto, sotto una splendida luna e al richiamo dei tamburi della Banda Pilusa, nella piazza principale, si sono riversate decine di curiosi per ascoltare dalla voce di Giuseppe Licciardo, i racconti sugli uomini e le donne del piccolo paese aspromontano che conta appena 180 abitanti. Uomini e donne che custodiscono saperi dalla forte identità. Una su tutte: l’arte casara. Una vita, quella dei pastori di Staiti, dedicata alla cura dei propri animali e alla produzione degli squisiti formaggi.
La signora Vittoria, donna dalla sapienza silenziosa, ha intrattenuto poi i partecipanti con una dimostrazione attiva del processo che porta alla realizzazione dei gustosi jialùni, dolci tipicamente pasquali dal gusto inconfondibile. Come hanno tenuto a sottolineare le appassionate Antonella e Giovanna "I jialuni" sono dolci semplici preparati esclusivamente con quanto disponibile nelle case dei contadini di Staiti: farina autoprodotta, tuma, olio, miele e limone abilmente preparati e cotti nel forno a legna.
Il Laboratorio del Gusto di Staiti è inserito nell’ambito delle attività culturali del Festival Paleariza.
Il prossimo appuntamento il 16 agosto, sempre alle 19.30 a Bova.

Tutti gli aggiornamenti su:
  • Published in Blog
  • 0
Subscribe to this RSS feed