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LA CALABRIA GRECA RACCONTATA SU LASTAMPA.IT

Viaggi a piedi, ospitalità diffusa, collaborazione con le comunità locali: un modello di sviluppo slow e leggero che funziona.
“Nella Fiumara Amendolea ai piedi di Roghudi Vecchio, il paesaggio è fatto di silenzio. D’estate, il grande letto destinato a ingrossarsi d’inverno, è quasi secco, e dunque muto: solo un rivolo di acqua chiara e gelata scorre tra i sassi che sembrano pani”.
Comincia così il lungo reportage di Veronica Ulivieri, giornalista freelance giunta nell’Area Grecanica lo scorso mese di Giugno. Il reportage, pubblicato su LASTAMPA.IT e su GREENNEWS.INFO nella giornata del 16 luglio, ripercorre, con un racconto fitto di sensazioni e di riflessioni, i tre giorni trascorsi nella Calabria Greca.
Veronica conosce l’Area Grecanica alla Fiera Fà la Cosa Giusta 2015, la Fiera Nazionale del Consumo Critico e degli Stili di Vita Sostenibili tenutasi a Milano dal 13 al 15 marzoscorso. In quell’occasione, come nelle due che l’hanno preceduta, Fiera di Lugano e BIT 2015, il Gal Area Grecanica, presente con uno stand, ha promosso, per i mesi di aprile, maggio e giugno, la partecipazione di più di 60 Operatori Turistici (Tour Operator, CRAL, Agenzie di Viaggi, etc.) a Educational sull'Area Grecanica per la Progettazione futura di loro Pacchetti Turistici.
Attraverso la formula degli Educational sono attualmente giunti nell’Area Grecanica circa 50 operatori del settore turismo, tra cui Veronica Ulivieri, giornalista ambientale in diverse testate nazionali e non.
Il reportage è una lunga testimonianza e un lento racconto come lento e prezioso è per Veronica il turismo dell’Area Grecanica.
“Roghudi – scrive Veronica – è l’esempio di quello che è accaduto in diversi altri borghi grecanici sgombrati a causa di frane e alluvioni, ma anche il simbolo di un passato come risorsa da cui ripartire nel segno del turismo dolce e lento, come qui si cerca di fare dalla fine degli anni Novanta. Un territorio bellissimo e insieme ferito, dall’abbandono di chi è andato a lavorare al Nord o in America, dalla presenza della ‘ndrangheta, dai paesi nuovi costruiti sulla costa, cattedrali di sradicamento e alienazione.

Un paesaggio però ricco allo stesso tempo di una natura selvaggia non “canalizzata” in rotte turistiche predefinite, di tradizioni affascinanti e da tenere in vita non ancora sfociate in gruppi folcloristici, di una gastronomia “di pastori e contadini” non ancora banalizzata a uso e consumo dei forestieri”.

“Il modello che si è scelto in quest’area – continua Veroniva Ulivieri – si focalizza sul turismo a piedi, l’ospitalità diffusa, la collaborazione con le comunità locali: associazioni e cooperative gestiscono in ogni paese stanze e appartamenti dove è possibile dormire, servizi di guida per visitare i borghi, taverne e posti di ristoro.
“Il valore di quest’Area sta nell’aver conservato le peculiarità di un popolo e nel farle vivere ai visitatori. L’idea – conclude Veronica – è di far partecipare le persone in prima persona alle attività tradizionali. Con le rappresentazioni folcloristiche, in cui il visitatore rimane spettatore, la tradizione muore. Così, invece, rimane in vita”.
Meno folklore e più realtà. La formula vincente per attrarre flussi turistici è quindi la semplicità: racconti di testimoni privilegiati, chiacchierate con gli anziani, cucina di pastori e contadini, come la definisce Veronica, e lente passeggiate tra vicoli di borghi abbandonati e rigagnoli d’acqua di Fiumara dove il tempo sembra essersi fermato.
La terza parte del reportage, incentrata sul Bergamotto, sarà online nelle prossime settimane sul sito de La Stampa.

GAL AREA GRECANICA